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Il cane che ha paura, che fare?

 

Gli occhi: l’unica via per la comprensione

Una semplice domanda che cela numerose risposte con infinite sfumature di colore. Queste sfumature possono derivare da fattori ben diversi: l’esperienza, l’ambiente e l’apprendimento.

Altrettante sono le sfumature che differenziano la paura dalla fobia. Esiste un metodo per capire se un soggetto ha paura o una fobia? L’unico modo possibile è quello di guardarlo negli occhi.

Ebbene sì, gli occhi sono “l’unica via” per comprendere le emozioni di un essere vivente e, in questo caso, di un cane.

 

Come distinguere la paura dalla fobia?

Tutti gli esseri viventi conoscono la paura, un’emozione primaria che pone una soglia di reazione agli stimoli ambientali. Quando però queste reazioni diventano ingestibili si passa ad uno step successivo: la fobia. La fobia causa sintomi molto accentuati nel soggetto che la vive: tremori, scialorrea (o più comunemente ipersalivazione), sudorazione, posture di chiusura generalizzata, midriasi (dilatazione della pupilla).

Per comprendere al meglio cosa prova un soggetto fobico è necessario comprende cosa non va dentro di lui. Proviamo ad entrare nel dettaglio con l’esempio di un semaforo.

Per ora iniziamo a dare un livello alla paura:

TIMOREPAURAFOBIA

La paura è un’emozione che porta il corpo in uno stato di allerta per poi ritornare in uno stato di calma e di quiete. Quando si verifica questa trasformazione il soggetto è in una situazione di normalità. Se però non viene ristabilito questo equilibrio emozionale ma il livello di tensione tende ad accrescere fino ad arrivare alla perdita di controllo, si sfocia nel crash, ossia tutto il sistema va in tilt.

Gestire la fobia autonomamente è un’impresa galattica, se non addirittura impossibile.

Dov’è la soluzione?

Nel conforto, nella fiducia verso una guida, nella relazione.

Probabilmente molti comportamentisti dopo aver letto questa risposta storcono il naso, ma no vi è altra soluzione. Secondo i principi della scuola psico-energetica, l’insieme dei comportamenti messi in atto da un soggetto colpito dalla paura, non devono essere rinforzati perché a lungo andare, stando alla teoria del condizionamento operante, avrebbero più probabilità di ripetersi. Questo è tutto vero ma bisogna tener presente che stiamo parlando di comportamenti e non di emozioni. Bisogna comprendere che i comportamenti sono la conseguenza di un’emozione, e non la motivazione che li fa nascere…insomma c’è quello che si vede ma anche quello che non si vede.

La differenza sta proprio in ciò che non si vede, e cioè dal cuore, motore delle emozioni.

La teoria sopra esposta è fuori discussione e a suo supporto troviamo anche prove scientifiche; pur vero è che può essere integrata con un approccio differente. Proviamo a cambiare gli occhiali che abbiamo usato sino ad ora per cogliere un punto di vista nuovo.

Abbiamo cambiato gli occhiali? Le montature sono entrambe nere, ma le lenti sono variate: occhiali differenti, visuale differente.

In una qualsiasi relazione (d’amore, amicale, famigliare o di qualsiasi altro tipo) esistono alcuni elementi fondamentali per far fronte alla pressione generata dalle emozioni negative: contare sull’appoggio dell’altro e avere qualcuno con cui confidarsi.

Con il vostro cane non cambia assolutamente nulla: si tratta di una relazione duale e così va vissuta.

Proprio così. Negando le correnti di pensiero comportamentiste è necessario essere consapevoli, anche se la scienza ancora non è in grado di dimostrare che il cane prova emozioni. Ma sappiamo tutti che è così e che ogni cane, di qualsiasi età, forma o razza necessita di una “sponda emotiva” per fronteggiare i momenti di crisi. Nel contesto generato dalla fobia il cane va aiutato e consolato, con tutto l’amore che possiamo offrirgli. In assenza di questo supporto, tutte le tecniche riabilitative risulterebbero vane. È vero che mancano prove scientifiche a supporto di tutto questo, ma la prova di ciò sono solo i cani aiutati in questo lavoro e i loro miglioramenti.

 

Il comportamento si rinforza, l’emozione no

Solo grazie a questo metodo, che non è affatto olistico, il cane sarà in grado di mettere in moto quei meccanismi per sbloccarsi. In seguito a questo approccio sarà possibile fornire gli stimoli affinché la terapia comportamentale di sostegno funzioni. L’aiuto del cane è indispensabile, fidatevi.

Questo approccio è valido e applicabile a ogni tipo di problema comportamentale, non solo per le paure e le fobie.

Per comprendere chi ha ragione o torto non servono prove scientifiche, non è una partita tra vincitori e sconfitti, ma basta guardare la luce emanata dagli occhi del cane.

 

 

 

 

 

 

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